Da settembre 2019 a gennaio 2020 il giornalista Giuseppe Prosio ha presentato settimanalmente il Borsino del Tartufo
QUOTAZIONI
Il prezzo del Magnatum è rimasto invariato rispetto a quello del 2018. Su mercato la quotazione media nell’arco di tre mesi e mezzo è stata di 150 euro l’etto. Al consumatore finale i 270 euro l’etto del 2018 sono corrisposti 260 euro, pari ad un insignificante – 3%. Nonostante ciò, il consumo finale si è ravvivato solo durante le principali fiere, Alba in primis.
QUANTITATIVI ESTRATTI IN PIEMONTE
Ovviamente il calcolo esatto, come quello rilevato sui prezzi, non è possibile. Sentiti esperti e nostri corrispondenti sui principali tra la ventina di mercati si stima che siano stati raccolti circa 70 quintali di bianco pregiato, giusto come l’anno scorso. Ma non si è trattato di una raccolta uniforme. Areali diversi hanno risposto in modo diverso. In quelli dove il caldo estremo estivo non è stato contenuto da temporali frequenti e di giusta intensità molti tartufai lamentano un calo intorno al 40%. Nel Basso Astigiano e nell’Albese e in certe fasce dell’Alessandrino invece si è cavato molto di più, anche rispetto alla buona stagione precedente. Stesse considerazioni per i tartufi neri, in particolare per gli “Aestivum” detti “scorzoni” e per la variante tarda “Uncinatum” ( la nostra terra marnosa- argillosa è poco adatta al “Melanosporum”) cavati moltissimo o poco a seconda degli areali. Anche in questo caso, la stima, ancora più impegnativa della precedente, ipotizza una raccolta tra 5-10 volte superiore a quello del Magnatum.
CONSIDERAZIONI FINALI
Con quanto detto sopra, la stagione 2018 va in archivio senza particolari entusiasmi, ma risultando nettamente migliore rispetto a certe “magre” neppure tanto lontane, quelle che su queste colonne definivamo “la peggiore di sempre”. Dunque un 2018 in chiaro-scuro con prevalenza della tonalità chiara. Sotto il profilo legislativo circa 100 mila cavatori italiani, commercianti e l’industria di trasformazione aspettano una nuova legge quadro a sostituzione dell’obsoleta n° 752 del 16 dicembre 1985. Dallo scorso autunno la nona Commissione Agricoltura del Senato si è messa al lavoro su questo tema organizzando audizioni con rappresentanti di categoria delle Regioni Italiane. I quatto rappresentanti piemontesi convocati a metà ottobre 2019 hanno fatto alcune richieste, ovviamente confidando che il tartufo italiano, tassato al 5%, quindi equiparato a molti prodotti agricolo, resti su tali livelli Iva e venga confermato “Cosa di nessuno” e non classificato “prodotto dell’agricoltura” come nel resto d’Europa. Delle richieste piemontesi, per brevità ne cito due. La prima consiste nel controllo dei tartufi di importazione e in particolare del nero “Indicum” cinese” che ha spore molto aggressive, con possibilità di contaminazione delle nostre tartufaie, e in particolare di quelle del Magnatum. In pratica si chiede la sterilizzazione già al momento della partenza verso l’Italia. L’altra richiesta, riguarda i cani da tartufo, animali sottovalutati a parte i rispettivi proprietari e di cui si parla poco se non in cronache giornalistiche “di colore” o annuncianti gare di ricerca simulate. La proposta consiste, visti i pericoli causabili lupi e causati da avvelenamenti, nel proteggere questo stupendo nostro amico istituendo un Albo che ne certifichi l’attività lavorativa e, nell’eventualità, possa parimenti indennizzare i proprietari.
Giuseppe Prosio